La struttura dell’insegnamento e le modalità di trasmissione nelle scuole tradizionali giapponesi

Fino alla fine del periodo medievale, la maggior parte dei ryuha (i sistemi di stile, Ndr) non aveva alcuna struttura istituzionale, e coloro che le praticavano vi accedevano tramite rapporti familiari o medesima appartenenza territoriale di insegnanti e studenti.

I maestri di arti marziali spesso viaggiavano, istruendo gli studenti dove li trovavano. Alcuni studenti seguivano i propri insegnanti di luogo in luogo, altri si formavano sotto di loro per brevi periodi, nell’arco di tempo in cui l’insegnante risiedeva nella stessa zona. In entrambi i casi, all’epoca un ryuha aveva poca esistenza concreta al di là dell’uomo che lo insegnava.

Spesso i ryuha possono essere identificati chiaramente solo a posteriori. Le relazioni insegnante-studente sono infatti tracciabili a ritroso nel tempo fino a stabilire la continuità delle linee genealogiche. A rendere più complesso tale procedimento, però, vi è il fatto che pochi praticanti di arti marziali appartenevano, prima delle ere più recenti, esclusivamente ad un unico lignaggio, e pochi di questi avevano un solo successore.

A differenza di molte scuole di cerimonia del tè, di addobbi floreali, di calligrafia, e di altre arti tradizionali giapponesi, in epoca pre-moderna le scuole di arti marziali non avevano ancora sviluppato articolate strutture organizzative in cui i discepoli anziani erano autorizzati ad aprire scuole filiali che rimanevano sotto l’autorità del capo del ryuha. […] I discepoli, diplomati dalla scuola, avevano così il pieno diritto di propagare o modificare quello che era stato loro insegnato come meglio credevano. Questi studenti normalmente lasciavano i loro maestri per aprire le proprie scuole, insegnando con la propria autorità; gli insegnanti originari, pertanto, non mantenevano alcun controllo residuo sugli ex studenti, o sugli studenti degli studenti. […] Spesso, gli ex-discepoli cambiavano il nome dello stile, fondando a tutti gli effetti un “nuovo” ryuha ad ogni generazione.

Durante il periodo Tokugawa, le procedure relative all’istruzione delle arti marziali e il legame maestro-discepolo divennero molto più formali e astruse, e le Koryu assunsero la forma che conservarono fino ai tempi moderni.

Uno dei primi passi verso l’istituzionalizzazione delle arti marziali fu il rilascio dei diplomi e delle licenze per gli studenti. […] Il vocabolario utilizzato per tali certificazioni variava da un maestro all’altro, ma il termine più comune per questo livello di realizzazione fu Menkyo Kaiden. Il termine “Kaiden”, che significa “trasmissione completa”, indicava che l’allievo aveva imparato tutto quello che l’insegnante aveva da offrirgli. “Menkyo” significa “licenza” o “permesso”, e corrispondeva all’autorizzazione per lo studente di utilizzare il nome dello stile del maestro nei rapporti con soggetti esterni alla scuola, ad esempio in duelli o quando cercava lavoro.

Gli istruttori di Koryu Bujutsu raramente differenziavano formalmente gli studenti in livelli prima della certificazione finale, in quanto il periodo di potestà sotto un maestro di solito era breve, talvolta solo di pochi mesi. Durante il periodo Tokugawa, però, dato che l’istruzione divenne più professionalizzata e più commercializzata, aumentò anche il periodo di apprendistato. Così, furono introdotti sistemi più elaborati di ranghi intermedi, fornendo agli studenti misure tangibili e più scandite del loro progresso.

Oggi, poche Koryu  hanno adottato il sistema standardizzato dei ranghi e dei gradi Dan-Kyu, introdotto dal pioniere dello Judo, Jigoro Kano, alla fine del XIX secolo, e abbracciato dalle arti più moderne. Prima dell’innovazione di Kano, ogni scuola aveva mantenuto il proprio sistema di ranghi e la propria terminologia per essi: la maggior parte delle Koryu, ancora oggi, continua ad utilizzare tali sistemi. Questa situazione rende difficile confrontare i livelli degli studenti provenienti dai diversi ryuha, in quanto gli stessi termini, anche se comuni, rappresentano livelli di compimento talvolta completamente differenti da scuola a scuola. Allo stesso modo, non esiste una formula semplice per calcolare l’equivalenza tra i ranghi delle Koryu e quelli del sistema Dan-Kyu che molte scuole classiche percepiscono come basato su premesse sostanzialmente diverse da quelle dei propri sistemi.

I ranghi all’interno delle Koryu  tendono a certificare non tanto le abilità che si padroneggiano o lo stato raggiunto, quanto un’iniziazione a nuovi e più profondi livelli di formazione. La promozione al “rango”, quindi, significa la concessione di autorizzazioni per lo studente di passare al successivo livello di conoscenza. I criteri principali per la promozione sono l’attitudine (compresa, ma non limitata alla padronanza delle abilità e delle conoscenze) e l’idoneità morale per poter condividere gli insegnamenti della scuola a un livello superiore e più profondo, e di essere degno della fiducia di un maggior numero di segreti. Le Koryu, infatti, tendono ad essere molto più piccole e più chiuse, con un’organizzazione più “riservata” di quella delle moderne arti marziali.


BIBLIOGRAFIA

Maurizio Colonna, Il Cerchio Perfetto, Edizioni dell’Eremo, 2015. (Cartaceo)

Maurizio Colonna, Il Cerchio Perfetto, Volume Edizioni, 2015. (E-book)

QUESTO SITO È STATO CREATO TRAMITE