L’eredità della Sekiguchi Ryu dalla fine del IXX secolo alla Seconda Guerra Mondiale

Il secolo scorso, con le travagliate vicende storiche che segnarono l’Asia durante la Seconda Guerra Mondiale, è lo scenario in cui la Sekiguchi Ryu Battojutsu attraversa un nodo cruciale nella sua storia diffondendosi anche nella prefettura di Gifu, e passando all’età post-bellica delle contemporanee generazioni di maestri e praticanti.

Durante il secondo conflitto mondiale e negli anni immediatamente successivi, sotto l’occupazione statunitense, scomparvero molte Koryu, inghiottite dall’oblio della storia in quanto ritenute un’appendice della precedente cultura nazionalista ed imperialista nipponica.

Il caso, probabilmente, ma di sicuro la devozione, la tenacia e il rispetto di quegli ultimi maestri dello stile, fecero sì che comunque – e per nostra fortuna – il Battojutsu della Sekiguchi Ryu giungesse a noi. Esaminare, seppur brevemente, le storie e le vicende degli ultimi Shihan avvicendatisi nel Secolo Ventesimo, non può che aiutarci a delineare un quadro più chiaro di quanto accaduto durante tale periodo.


OISHI NAGATAKU

Oishi Nagakatu era il 13° Shihan della Sekiguchi Ryu e discendente di Oishi Kuranosuke, personaggio centrale della nota vicenda storica dei 47 Ronin a cui è ispirata l’opera teatrale Chushingura.

A Oishi Shihan è riferito un aneddoto relativo all’ultimo kata in piedi “Hidarite Nuki”. Egli era solito portare una spada dalla lunghezza di 3 Shaku (90 cm circa di lama). In un giorno piovoso mentre attraversava un ponte incrociò un carpentiere. Questi si avvicinò a Oishi e con tono ironico gli disse: “Potete davvero usare quella spada così lunga? Penso che sia davvero troppo per voi.”

Nagakatu tacque. Reggendo l’ombrello con la mano destra, afferrò la Tsuka (l’impugnatura) con la mano sinistra ed eseguì Nukiuchi (“estrarre colpendo”) in Kiriage, un taglio ascendente. La cassetta degli attrezzi del carpentiere finì irrimediabilmente tagliata, assieme al suo contenuto. Un’iperbole, molto probabilmente, figura retorica al quanto usuale nelle cronache dei ryuha; ad ogni modo un metodo efficace per descrivere quel particolare kata della scuola.


AOKI KIKUO

Il 14° Shihan fu Aoki Kikuo (nella foto insieme al suo allievo e successore, Kamegai Shigeru). Nato nel 1886 a Kumamoto, era insegnante di calligrafia giapponese in un liceo a Taiwan, Shihan della Sekiguchi Ryu, della Niten Ichi Ryu e della Heki Ryu Kyujutsu, uno stile di tiro con l’arco.

Aoki sensei ha lasciato un grande contributo alla Sekiguchi Ryu. Quale studente di materie letterarie e, nel contempo, di arti marziali, Aoki incarnava felicemente l’idea classica del Samurai. Anch’egli utilizzava una spada da 3 Shaku, e benché non ci siano racconti particolari a lui riferiti, ebbe molti meriti, in primis per aver istruito un grande allievo e successivo Shihan, Kamegai Shigeru, e poi per aver sacrificato la sua vita al fine di preservare il Budo durante la Seconda Guerra Mondiale; grazie ad Aoki Kikuo sensei oggi è possibile apprendere sia la Sekiguchi Ryu che la Niten Ichi Ryu.


KAMEGAI SHIGERU

Kamgeai Shigeru, 15° Shihan della Sekiguchi Ryu, era stato tenente dell’Esercito Imperiale Giapponese e apprese la Sekiguchi Ryu da Aoki sensei a Taiwan, dove fu di stanza. Kamegai era già praticante di Jiki Shinkage Ryu sotto Horie Kuwasaburo, il nonno del futuro 16° Shihan della Sekiguchi Ryu, Yamada Yoshitaka.

Destinato in Cina durante la Seconda Guerra Mondiale, Kamegai sensei esperì l’orrore e la crudeltà del conflitto. Allorché gli fu ordinato di attaccare una base nemica nei pressi della Grande Muraglia, egli decise di condurre le truppe in un attacco notturno, senza l’utilizzo di armi da fuoco. Kamegai optò per l’uso della spada e in generale per il combattimento corpo a corpo. La missione si concluse con successo ed egli si distinse sia per il valore dimostrato, ottenendo una medaglia dall’Imperatore, che per la fredda determinazione nell’eliminare numerosi nemici da solo utilizzando la katana,. Per questo motivo, da allora in poi, venne chiamato “Kamegai, il Demone”.

Il suo apprendistato sotto Aoki sensei durò per moltissimi anni. Si racconta che Kamegai sensei incuteva molta soggezione e timore; trascorse i suoi ultimi anni in solitudine, ormai privo della vista.


BIBLIOGRAFIA

Maurizio Colonna, Il Cerchio Perfetto, Edizioni dell’Eremo, 2015. (Cartaceo)

Maurizio Colonna, Il Cerchio Perfetto, Volume Edizioni, 2015. (E-book)

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